Eventi, feste e sagre

I Lòm a Merz di Faenza: una festa tradizionalmente attuale

Festa tradizionale e dalle origini contadine che si sviluppa ogni anno tra gli ultimi giorni di febbraio e i primi "lumi" di marzo

I Lòm a Mêrz – in italiano, i lumi di marzo - è una celebrazione che affonda le sue radici in un remoto passato e degna di essere annoverata tra le tradizioni più classiche di Faenza e di tutta la Romagna rurale. Questa regione è da sempre terra felice per l’agricoltura e, nel presente come in passato, i risultati di questo duro lavoro dipendono anche dalle condizioni del clima e per scongiurare che questo non sia clemente, venivano (e vengono) alimentati dei riti propiziatori.

I Lòm a Mêrz sono nati per essere dei fuochi magici che invocavano un’annata favorevole e, nel contempo, festeggiavano l’arrivo della primavera. Il rito si svolgeva durante gli ultimi tre giorni di febbraio e i primi tre di marzo dove le famiglie contadine si riunivano nelle aie e festeggiavano ballando e cantando intorno al fugarèn, ossia ai fuochi dove si bruciavano i resti delle potature ed i rami secchi. Questa tradizione era radicata soprattutto nelle provincia di Forlì-Cesena e Ravenna anche se non erano rari i paesi che nel bolognese osservavano questa usanza.

Un rispetto per la tradizione che dura anche nel nostro presente nonostante l’evoluzione della realtà sociale che ha visto un progressivo abbandono delle campagne e una mutata condizione dove le famiglie patriarcali di un tempo, resistono solo in rari casi oltre che nei ricordi in bianco&nero di foto virate seppia. Certi rituali però, fanno parte del DNA della gente romagnola che ancora lavora i campi e che gelosamente vogliono custodire le tradizioni che appartengono al loro storico passato come rispetto doveroso alle generazioni che hanno lavorato queste terre.

Oggigiorno i Lòm a Mêrz di Faenza e delle sue Terre (ed anche in alcuni borghi delle province di Ravenna, Bologna e Forlì) continuano a non tradire la loro origine sincretica dove sacro e profano si miscelano in questa singolare forma di scaramantico ringraziamento dove artisti di strada, artigiani, cantastorie, cuochi, musici e danzatori si uniscono in modo sinergico per mantenere integra una festa prettamente rurale che permette ai visitatori attratti da questo evento, di addentrarsi all'interno di un percorso dedicato alla scoperta di usi, costumi, sapori ed atmosfere d'altri tempi.

Filo conduttore è, ovviamente, il fuoco che regala calore e sopra il quale si può cucinare e, soprattutto, illumina le nere notti come un fido alleato dal quale ricavare compagnia e sicurezza. I fuochi, le focaracce e le focarine che hanno rappresentato l’essenza dei fuochi di marzo erano pratica comune fino agli anni Trenta per poi rarefarsi seguendo lo spopolamento delle campagne, pur restando in essere seppur in maniera più limitata per riprendere vigoria recentemente come recupero delle tradizioni contadine di questo territorio.

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