Il territorio

Il Lamone: un fiume diviso tra Toscana ed Emilia Romagna

Faenza vede la presenza del Lamone, il fiume che scorre in Toscana e in Romagna fino a sfociare nell’Adriatico presso Marina Romea. Per quanto non lunghissimo (solo 90 chilometri) era già utilizzato dai romani che lo avevano chiamato Anemo, perché entrava nella città di Ravenna dove si incontrava con l’altro fiume cittadino, il Padenna. La sua storia è particolarmente interessante perché ha aiutato l’economia del territorio del ravennate, segnando significativamente quel territorio.

Il Lamone ha la sua sorgente a Borgo San Lorenzo, in provincia di Firenze, sulla dorsale appenninica da dove parte il suo percorso verso la pianura. E’ un’acqua di falda che, sgorga da tante piccole sorgenti fino a formare dei piccoli rivoli che poi si uniscono, riuscendo a formare la fonte di un unico ruscello e, come si intuirà, al suo inizio non presenta una importante portata che, però, in seguito aumenta in modo evidente.

I primi quattro chilometri li percorre in modo quasi nascosto, incassato com’è da una folta vegetazione. Dopo le rapide che sono riscontrabili a Valbura, il Lamone attraversa il Comune di Marradi dove riceve l’aiuto di numerosi fossi e fiumiciattoli dei quali, il più importante è il Rio di Campigno di 13 chilometri. Nel primo tratto, dopo le rapide, il fiume è spesso motivo di attività di kayak ed è presente un impianto di energia elettrica. Un secondo impianto è presente in località La Lontria. 

Da torrente impetuoso e selvaggio, a Marradi grazie ad una differente composizione del territorio, il Lamone cambia diventando un fiume aggraziato per via dei castagneti che ne definiscono la forma incorniciandolo su declivi e terrazzi fluviali. La configurazione del Lamone cambia ancora una volta quando giunge nel territorio di Brisighella e, giunto a Faenza, riceve le acque del torrente Marzeno per poi proseguire tra argini artificiali fino a sfociare sull’Adriatico dopo una cinquantina di chilometri.

Oggi il percorso del Lamone che da Faenza giunge alla sua foce, è sfruttato per interessanti escursioni da appassionati di Nordik Walking, da cicloturisti e bikers che attraverso sentieri tracciati che si aprono tra canne ed erba alta godono del paesaggio che si apre loro. Se questa nuova forma di turismo valorizza il corso del fiume e mostra il suo volto più positivo, il Lamone non è sempre stato così. 

Il 4 gennaio del 1689, il Lamone ha minacciato Faenza causando crolli e modificandone l’assetto cittadino: a quei tempi la popolazione cercava di industriarsi con tutti i mezzi che potevano avere e creare come palizzate di legno e fascine poste in senso obliquo al corso della corrente per poterla deviare. La zona che impegnava la massima attenzione era quella che andava dal convento dell’Osservanza ed il Borgotto, in corrispondenza del Ponte delle Torri. 

Durante il corso dei secoli il Lamone provocò il crollo di un torresino all’altezza di S. Ippolito, crolli di porzioni di mura fra il Ponte e la torretta colombaia, mura di via Baroncini e di alcune case. Oggi tutto questo è un ricordo e un argomento per studi storici ed il Lamone continua il suo lento cammino verso il mare come sempre.

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