Arte, cultura, tradizioni e storia

La Biblioteca Manfrediana di Faenza: centro culturale di lunga tradizione

Ha fiere origini napoleoniche la Biblioteca Manfrediana di Faenza: è originata, infatti, dall’esproprio delle proprietà delle congregazioni religiose da parte dei francesi che occuparono il territorio faentino nel 1797. Durante le tante soppressioni del patrimonio ecclesiastico le opere bibliografiche che ne facevano parte composero la Biblioteca Comunale di Faenza.

Fu dapprima Giambattista Scardavi e successivamente Marino Borsieri, ad eseguire un certosino lavoro di scelta e riordino dei volumi sequestrati a conventi e monasteri anche se, la loro opera non fu subito disponibile al pubblico. Varie vicissitudini legate all’alternanza di una stabilità politica determinarono il fatto che la Biblioteca Manfrediana fu inaugurata al pubblico solo nel 1818 presso il Palazzo degli Studi che era un ex collegio dei Gesuiti. Fu trasferita sette anni più tardi, in un complesso dove trovavano sede anche la Pinacoteca, la scuola e il gabinetto di fisica dove ha attuale collocazione: nell’ex convento dell’Ordine dei Servi di Maria.

Il XIX secolo vede la Biblioteca godere dell’assegnazione di fondi e donazioni da parte di biblioteche private e, dopo l'unità d'Italia, anche da parte di biblioteche provenienti dalle seconde soppressioni religiose. Il principale scopo che si erano prefissati tutti i direttori che si sono succeduti durante quel secolo fu quello di arricchirla Biblioteca di un fondo di manoscritti faentini non compresi nelle donazioni dei privati. Infatti furono comprati molti documenti di interesse faentino come le carte della famiglia Laderchi e le carte dell'egittologo Francesco Salvolini. Il Comune donò alla Biblioteca molti materiali sulla storia della città prelevati dall’archivio storico ma queste donazioni non eliminarono gli ostacoli che la Biblioteca dovette affrontare per via di problemi di denaro ma, nonostante tutto, non mancarono le innovazioni soprattutto da parte di Gian Marcello Valgimigli, direttore dal 1848 al 1877 che ideò un catalogo alfabetico per argomento.

Il XX secolo offre un'intensa vita alla Biblioteca: nel 1912 venne fondato il ‘Bollettino della Biblioteca’, che col titolo ‘Manfrediana’, viene pubblicato anche ai giorni nostri e che indica le novità librarie, le donazioni, le statistiche e anche articoli di storia locale. Nel 1929 in seguito all'aumento dei volumi che inclusero anche l'archivio notarile e quello Storico Comunale, tutto l'edificio viene destinato alla biblioteca. Durante la direzione di Piero Zama l'istituto si trasforma in un vero e proprio centro culturale polivalente dove vengono aggregati il Museo del Teatro, il Museo del Risorgimento e il Museo Scientifico Torricelliano. 

La guerra interromperà brutalmente questo andamento per via dei bombardamenti che alla fine del ‘44 abbatterono metà della biblioteca e che causarono la perdita di circa 70.000 volumi. Una piccola sala venne riaperta alla fine del 1945 ma solo nel 1955 la Biblioteca potè considerarsi pronta per via di articolati lavori sia strutturali che di riorganizzazione delle tante collezioni librarie.

Vuoi lasciare un commento?

Compila i campi per lasciare un commento. Il commento verrà pubblicato dopo l’approvazione del moderatore.