Eventi, feste e sagre

Il Niballo, il Palio di Faenza

Il mese di giugno a Faenza (Ravenna, Emilia-Romagna) è dedicato a questo evento, una rievocazione medievale

È la festa di tutta una città, Faenza (Ravenna), legata a doppio filo al "suo" Niballo, al suo Palio, che si corre sin dalla notte dei tempi, e che fa rivivere momenti di splendore della grande storia cittadina. Il fatto che la corsa sia rinata, nella sua edizione moderna, agli albori degli anni Sessanta, non tralascia niente dell'atmosfera storica a cui fa riferimento, anche perché le cronache cittadine la ricordano con dovizia di particolari, per essere stata espressione di forza ed abilità dei giovani di Faenza e del suo contado.

È davvero più complicato spiegare la gara che comprenderla dal vivo, intuitiva, bella, com'è, seguita al campo da migliaia dei sostenitori dei Rioni e per renderla ancora più semplice, sono stati scelti i colori per i cavalieri: così il Rione Bianco è il simbolo di Borgo Durbecco, il Giallo è Porta Ponte, il Nero si rifà a Porta Ravegnana, il Rosso a Porta Imolese. Il Verde, infine tiene a Porta Montanara.
Il Niballo trae spunto dai tornei cavallereschi e quindi si tratta di infilare un anello di acciaio di otto centimetri con una lunga lancia, da parte di un cavaliere in sella al suo cavallo, spronato alla massima velocità possibile; ad ogni tornata partecipano due cavalieri, che non solo devono infilare l'anello ma lo devono fare prima dell'avversario, prima cioè che il Saraceno, il marchingegno che regge gli anelli, metta in funzione un meccanismo di esclusione.

Il giorno del Niballo è la quarta domenica di giugno, ma prima di quella data si svolgono altre manifestazioni, altri eventi, tutti legati, chi più chi meno, al grande Palio.
Via alla Bigorda d'Oro, allora, che altro non è se non un percorso d'avvicinamento al Niballo stesso, da parte dei giovani e giovanissimi cavalieri, che si sfidano con le stesse regole, o quasi, della competizione maggiore, avendo negli occhi, e nei sogni, solo la corsa dei "grandi", pensando a quando scenderanno, pure loro, a sostenere i colori del proprio rione.
Via, allora, alle evoluzioni delle bandiere, dei bandieranti, gruppi presenti in tutti e cinque i rioni, maestri nelle evoluzioni dei drappi colorati, che sotto i loro virtuosismi diventano vivi anch'essi, disegnando nelle notti di fine primavera, evoluzioni e momenti di grande suggestione. Loro si prendono la scena dopo il giuramento dei cavalieri giostranti: gli Alfieri bandieranti dei cinque Rioni, si impegnano nella specialità della "Coppia", che assegna al Rione vincitore una botte di vino, con cui festeggiare fino alla mattina. Ma prima v’erano state competizioni delle specialità legate a Faenza ed alla sua tradizione di "città del Palio” come il "Torneo degli Alfieri Bandieranti e Musici” nella specialità del "Singolo", della "Piccola Squadra" e della "Grande Squadra e Musici".

E c’è poi la "Nott de’ Bisò", che chiude il cerchio delle manifestazioni del Niballo, del grande fantoccio saraceno, che la tradizione identifica in Annibale: alla vigilia dell'Epifania, quello che sembra voler essere l'emblema delle avversità e dei guai, viene bruciato nel centro della Piazza. Il rappresentante del Rione vincitore del Palio di giugno accende il fuoco in quella che è una chiara azione propiziatrice. Si guardano le fiamme e si beve il "bisò", insomma il vin brulè, versato nei contenitori ceramici, prodotti dalla tradizione e dalla competenza dei ceramisti faentini. Festa grande al Bisò, con balli e cibo, vino ed allegria, con l'accoglienza che ha fatto conoscere Faenza e i faentini in tutt'Italia. Alla fine dell'ultima coppa di Bisò è già tempo del nuovo Palio...


Nella foto: una fase di un'edizione precedente del Niballo, Palio di Faenza (Ravenna). Da www.cittadarte.emilia-romagna.it.

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