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La Chiesa di Santa Maria ad Nives o Santa Maria Vecchia

Nata al di fuori delle mura Manfrediane, che pur la ingloberanno a metà del XV secolo, la chiesa di Santa Maria ad Nives è conosciuta anche come chiesa di Santa Maria Vecchia, anticamente si chiamava Santa Maria Foris Portam. Siamo a Faenza e troviamo questa chiesa documentata da un certo Tolosano agli inizi del XIII secolo, specificando che la chiesa era la Cattedrale della città e che da questa fu dislocata nella pieve di San Pietro dopo una strage ad opera del re longobardo Liutprando nel 740. Trattasi tuttavia di ipotesi che, anche se suffragate dallo studioso Giovanni Maria Bertucci sr., contrastano con la teoria di altri archeologi che la ritengono una chiesa originariamente cimiteriale. E’ certo che dopo la strage del re longobardo, vi si insediò una comunità di monaci seguaci di San Benedetto che la cedettero a metà XII secolo ai monaci di fonte Avellana: dopo di loro, agli inizi del XVI secolo venne ceduta ai Cisternesi.

La chiesa di S. Maria ad Nives, come gli altri luoghi di culto di origine paleocristiana, era originariamente orientata con l’abside rivolta verso l’Est e, di quel tempo, restano la parte superiore dei lati con arcate cieche che incorniciano i finestroni tipici delle basiliche ravennate, nonché le due colonne interne costituite di breccia africana sui quali campeggiano dei capitelli in marmo minuziosamente lavorati e che sono collocate a destra e a sinistra dell’ingresso della chiesa. Si dice che toccando con mani e capo, si ottenga la protezione di San Pier Damiani. Quello che si può vedere al suo interno tutt’ora è opera del Sauli e risale nel 1655 allorquando questi decise di invertire l’orientamento della preesistente chiesa, ampliandone gli spazi e creando un più arioso ingresso preceduto da un maestoso portico. Il campanile risale a circa l’anno Mille e presenta una pianta ottagonale e avente un’anima cilindrica e una rampa tra le due strutture. Due le celle presenti: la prima risalente al XI secolo fu costruita su sei colonnette e presenta una bella volta stellare; la seconda, invece, è la semplice cella campanaria.

Molti i restauri e le modifiche che il campanile ha subito nel corso dei secoli: nel Quattrocento vennero chiuse le trifore per quattro lati per assicurare una maggiore stabilità; nel Novecento fu necessario eliminare un albero di fico cresciuto sulla cima, probabilmente a causa di un seme portato dagli uccelli; nel corso della seconda guerra mondiale il campanile fu praticamente quasi distrutto perché posto di osservazione e fu ricostruito cercando di ripristinare la forma originaria a tetto piatto. Nella cella campanaria si trovano cinque campane che, sempre a causa del conflitto furono fuse per scopo bellico tranne una, costruita nel 1331, che però venne irrimediabilmente danneggiata da una esplosione. Le campane attualmente in essere sono del 1952 e vanno dalla più piccola da 147 chili alla più grande da 695 chili.


Nella foto: veduta della chiesa e del campanile di Santa Maria Ad Nives (Santa Maria Vecchia) di Faenza (Ravenna, Emilia-Romagna). Da prolocofaenza.it.

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