La Pieve di Santo Stefano di Corleto nei pressi di Faenza
Un gioiello del passato assai rimaneggiato a pochi Km dal centro di Faenza (Ravenna, Emilia-Romagna)
A circa 5-6 chilometri da Faenza ed equidistante dalla vicina Forlì, si trova la Pieve di Santo Stefano in Corleto, semplicemente chiamata ‘Pieve di Corleto’. L’esatta data di edificazione è pressoché sconosciuta e la prima documentazione scritta dove la si cita, è dell’anno 896. Certa è la sua distruzione nel 1220 quando Forlì e Faenza stavano guerreggiando tra loro, così come certa è la sua ricostruzione avvenuta cinque anni più tardi.
La Pieve che appare al giorno d’oggi è però della fine del Settecento e lo si può vedere dallo stile perfettamente barocco. Questa ultima ricostruzione vide anche dei cambiamenti nell’interno, tanto che l’altare maggiore fu orientato da est – dov’era precedentemente sistemato - verso ovest ed il tetto fu alzato di alcuni metri. Chi si appresta a visitare la Pieve di Corleto può ammirare sull’altare maggiore, la copia di un quadro del Cisari che è stata realizzata intorno al 1700 da GianBattista Campidori.
Interessante la non tanto grande cripta ‘ad oratorio’ composta da tre navate e realizzata con del materiale recuperato da più antiche edificazioni probabilmente risalenti all’anno Mille. Proprio per questa particolarità la cripta sarebbe il monumento più antico di Faenza dopo quello rappresentato dall’ottagonale campanile della chiesa di S. Maria ad Nieves.
Tornando a parlare genericamente della Pieve di Corleto questa è collocata sopra un piccolo altipiano che presenta uno spiazzo antistante protetta da alcuni paracarri in sasso che, in origine, appartenevano alla gradinata del Duomo di Faenza del 1812 che fu rinnovata verso la fine dell’Ottocento. L’ubicazione è all’interno della centuriazione come d’altronde le altre pievi (S. Pietro in Silvis e di S. Giovanni Battista in Axiata o in Cesato) e la località che hanno tutte un’antichissima sua storia.
Se, come poc’anzi segnalato la prima documentazione è risalente all’anno 896 allorquando la Pieve di S. Stefano in Coloritula (così era definita questa area) veniva concessa a Giovanni Console da parte di Desideria Abbadessa del Monastero di S. Maria ad Cesareo, indubbiamente le origini sono da far risalire al VII-VIII secolo e la Pieve era dedicata a Santo Stefano Protomartire che vide proprio nell’epoca bizantina (e soprattutto nel ravennate) la sua capillare diffusone dopo il ritrovamento del corpo del santo nel 415. La cripta presenta un grande interesse artistico e, come detto, è quanto resta dell’antica chiesa di molto posteriore alla costruzione della Pieve.
Sicuramente svolgeva una funzione liturgica e probabilmente si veneravano importanti reliquie: questo lo si evince dai due accessi opposti che servivano da entrata e da uscita per i fedeli che potevano muoversi senza dare fastidio mentre erano in essere le funzioni religiose. Si ha notizia che la cripta perse la sua originaria funzione fino a trasformarsi in una sorta di cantina e le due uscite vennero trasformate una in una finestrella e l’altra come una nicchia dopo aver aperto un più ampio passaggio per trasportare botti ed altre cose. La cripta è accessibile dalla canonica e non è collegata direttamente alla chiesa.