Enogastronomia

Cagnolo dolce: un vino romagnolo ideale per la tavola

Vino molto apprezzato è il Cagnina dolce che risulta ideale da degustare con le castagne arrosto, caci di qualsiasi tipo, crostate e ciambelle per via del suo dolce e corposo sapore: in Romagna è conosciuto anche come gasp ros per via del raspo che presenta una colorazione che richiama il rosso.
Del Cagnina se ne parla già al tempo dei Bizantini che importarono il vitigno Terrano (dal quale si ottiene questo vino) dalla lontana Istria allorquando importarono la pietra calcarea con la quale far edificare monumenti e chiese che si possono ancor oggi ammirare soprattutto nel Ravennate.

Il Cagnina, per essere tale, deve essere prodotto da almeno 85% da uve del vitigno Terrano (Refosco) mentre il restante 15% può essere assicurato da altri vitigni ma sempre a bacca rossa.Il disciplinare ha determinato come zona di produzione, 16 comuni in provincia di Forlì-Cesena e 5 comuni in provincia di Ravenna. Dal 1988 la Cagnina di Romagna gode della certificazione D.O.C.: questo vino può essere sfruttato in molteplici occasioni per via della sua amabilità che richiama la tradizionale ospitalità romagnola.

La storia narra che furono gli antichi romani i primi a dedicarsi alla coltivazione di questo vitigno dopo averne apprezzato il suo dolce sapore: ne parla ancora una volta Plinio il Vecchio nel suo enciclopedico trattato Naturalis Historia scritto nel I secolo anche se, come già citato, furono i Bizantini a trapiantarlo in Romagna nel Duecento durante il periodo della loro dominazione in quel territorio. Il vitigno si è ben adattato al clima differente da quello carsico da dove proveniva per via della fisiologia delle colline forlivesi di natura calcarea e argillosa. Le caratteristiche della Cagnina dolce sono riassumibili nella vivacità che il vino esprime, al suo profumo intensamente floreale che rievoca il chicco dolciastro dell’uva matura, il suo aroma di marasca contaminato da sentori di ribes e lamponi che non nascondono un sapore che vira verso l’aroma di chiodi di garofano. 

Come si ha modo di intuire, molte sono le sfumature di questo vino che coniuga un aroma dolce ma con un leggerissimo retrogusto tendente all’amarognolo che, unito ad una sorta di acidità, offre l’occasione per degustare complesse sensazioni ancor più armonizzate da residui zuccherini che lo evidenziano da altri vini del territorio. Oltre ai conoscitori di questo vino che non sono più sorpresi della sua bontà, anche chi lo assaggia per la prima volta non ha difficoltà nell’apprezzarlo in maniera completa e resta stupito del fatto che questo prodotto non goda di quel successo che meriterebbe a pieno titolo.

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