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La chiesa dei SS. Ippolito e Lorenzo di Faenza e l'edificio più antico della città

Il più significativo esempio di stile tardo barocco che si trova a Faenza è la chiesa dei SS. Ippolito e Lorenzo che, seppur contaminata dallo stile neoclassico, conserva ambienti di differenti epoche. La chiesa che è possibile ammirare oggi, venne ricostruita alla fine del Settecento e per questa ragione presenta elementi neoclassici di moda in quel periodo.

Un tempo questa parrocchiale era sede di un monastero benedettino precedente del IX secolo ma di quel periodo resta solamente la cripta che risale tra il VII ed il IX secolo sulla quale sono stati aggiunti altri due ambienti più o meno riconducibili al XII e XIII secolo. La facciata della chiesa è intonacata ma è anche ornata da elementi in stucco, cotto e pietra ed è collocata tra due coppie di lesene anche se oggi risulta mancante il timpano sommitale che c’era in origine. La bellezza dell’interno è evidenziata da una sontuosa ricchezza di decori che soprattutto nell’impianto, riecheggia di uno stile borro miniano che però è frammisto con tendenze riconducibili al Piranesi che si evincono nello stile degli stucchi decorativi realizzati da un plastificatore riminese, Antonio Trentanove, già collaboratore del più celebre Pistocchi al quale si deve la contaminazione, in tutta Faenza, del neoclassicismo. 

Nell’interno non può sfuggire la bellezza della cinquecentesca icona raffigurante ‘Madonna col Bambino’, la ‘Pala di San Benedetto’ del Tonducci e la moderna pala ‘Morte e gloria di San Benedetto’ realizzata da Pietro Lenzini nel 1993. Come si è già trattato, la cripta che si trova sotto l’altare maggiore è il monumento più antico di Faenza e si compone di una vano centrale e due navate con colonnato centrale. Una delle colonne serve da centro dell’abside che è coperto da voltini. Questo è lo spazio più antico e in gran parte è stato costruito riciclando materiale recuperato da ancor più antiche costruzioni di epoca romana che, in alcuni casi, sono state identificate come risalenti tra il III ed il IV secolo d.C.

Il secondo vano, che si trova a sinistra di quello principale presenta la stessa pianta del primo ma di dimensioni più ridotte e anche in questo caso, la sua costruzione è stata realizzata sempre con materiali recuperati da edifici di epoca romana ed è sicuramente successivo alla realizzazione del vano principale. In ultimo il terzo vano che rimane sulla destra,risulta più recente e appare composto da un solo ambiente con una volta a botte. E’ lecito pensare che sia stato realizzato tra il Tre e Quattrocento.

La cripta, dopo la ricostruzione della chiesa, fu inutilizzata e rimase come cantina prima ed abbandonata dopo e fu solo per volere del parroco in essere nel 1953 che venne recuperata e nuovamente consacrata.

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